LA BELLEZZA DALL'EROINE DI IERI ALLE DIVE DI OGGI
I primi viaggiatori occidentali, in cammino verso terre come l’Egitto, la Persia, la Turchia, l'India e la Cina, si trovarono ad osservare e documentare le profonde differenze nelle concezioni della bellezza tra le varie culture.
Gli Egiziani, in particolare, spiccarono come uno dei popoli più innovativi e moderni dell’antichità. Le loro conoscenze erano vaste e multidisciplinari, spaziando dalla cura dell'aspetto fisico alla medicina, dai veleni agli intrugli afrodisiaci, fino all'imbalsamazione, una pratica allora esclusiva della loro civiltà. Non da meno era la loro sensibilità e maestria nell’architettura.
Grazie a personaggi influenti della storia egiziana come dee, faraone, sacerdotesse, regine e persino schiave, l’Oriente ci tramanda l’essenza della bellezza attraverso antichi scritti su pergamene e geroglifici, un lascito che continua a ispirare ancora oggi. Chi non rammenta figure affascinanti e simboliche come Cleopatra, l'ultima dei faraoni d’Egitto? O Semiramide, famosa per aver istituito gli eunuchi; Balkis, regina di Saba; Betsabea; Jezabel; e Nefertiti, la misteriosa principessa di Tebe che, figlia di un sacerdote, divenne regina del Nilo e del Sole.
Un esempio significativo di quanto queste figure continuino a influenzare l’immaginario contemporaneo viene dalla copertina di Vogue Arabia del novembre 2017, dedicata proprio a Nefertiti. Per l'occasione, la cantante Rihanna venne ritratta impersonando la regina egizia. Tuttavia, la scelta generò numerose polemiche: non pochi sostennero che Rihanna, con le sue origini miste tra Barbados, Guyana, Irlanda, Africa e America, non fosse una rappresentazione adeguata e che sarebbe stata più appropriata Imaan Hammam, modella con radici egiziane e marocchine.
Nonostante le controversie, Rihanna resta una delle icone pop più celebri di tutti i tempi. Più che una figura contestabile, rappresenta un simbolo di bellezza e diversità. Al di là delle discussioni, è importante ricordare che la bellezza non dovrebbe mai essere motivo di divisione. Una copertina come quella è un omaggio non solo a una nazione storica, ma anche all’eredità condivisa tra grandi donne dell'antichità e le moderne dive dei nostri giorni.
Cit. Oscar Wilde
"La bellezza non può essere interrogata, regna per diritto divino."
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Credit:L'Ägyptisches Museum und Papyrussammlung è un museo di Berlino, ospitato nel Neues Museum |
L’eco della loro bellezza attraversa il tempo, infrangendo le barriere dell’eternità. Persino alcune religioni ne fanno menzione, riferendosi alle antiche pratiche del trucco: le prime spatole, le polveri colorate, i bastoncini per il khol, gli unguenti primordiali e le tavolozze di pigmenti. Senza dimenticare i rituali dedicati al corpo, come il celebre bagno di Cleopatra nel latte d’asina o i fanghi terapeutici del Mar Morto.
Molti di questi strumenti sono stati ritrovati intatti e oggi sono esposti in prestigiosi musei come il Louvre, il British Museum e il Neues Museum di Berlino. Gli archeologi, attraverso il ritrovamento di enigmatiche fialette e altri reperti, hanno svelato alcuni segreti dell’antichità, ricostruendo i gesti quotidiani legati alla cura della persona, considerata quasi un rituale sacro.
#L'arte del make up
L’arte del make up ha origini che risalgono ad almeno 6000 anni fa. Nell’antico Egitto, i faraoni si avvalevano di esperti dedicati ai trattamenti cosmetici, alcuni dei quali legati a rituali specifici. All’epoca tali pratiche non erano accessibili a tutti e spesso intrise di significati simbolici. Esistevano trattamenti riservati al corpo e rituali dedicati ai capelli, come dimostrano le antiche acconciature. Ricordiamo, ad esempio, il celebre taglio alla Cleopatra, oggi noto come bob o carré. Questa pettinatura, reinterpretata nel tempo, è tornata in auge grazie a star contemporanee come Charlize Theron con il suo bob castano naturale e Irina Shayk che ne ha ulteriormente celebrato la modernità.
Le elaborate acconciature che portavano, talvolta vere e proprie strutture in legno realizzate ad hoc e trasformate in imponenti copricapi, non erano semplici ornamenti. Dovevano catturare l’attenzione da lontano, dominando lo sguardo di chiunque le osservasse. Questo stesso principio si rifletteva anche nel trucco: gli occhi venivano enfatizzati con il khol, non solo per ragioni estetiche, ma soprattutto per avvicinare il loro aspetto a quello delle divinità che veneravano. Ogni dettaglio era un omaggio al sacro e un tentativo di fondersi con l’immagine degli Dei che guidavano la loro vita.
#Trattamenti Viso e Corpo
La battaglia contro i segni dell’età non è certo una novità moderna. Già nell’antichità, uomini e donne cercavano di contrastare le rughe con rimedi naturali e ingegnosi. Uno dei trattamenti più diffusi prevedeva l’uso di un unguento a base di cera d’api, incenso, olio d’oliva e latte fresco. Questa miscela veniva applicata quotidianamente per sei giorni consecutivi, al fine di levigare la pelle e attenuare i segni del tempo.
Per chi desiderava una carnagione più luminosa, si utilizzava invece un composto a base di alabastro, miele, sale e natron (un tipo di carbonato di sodio molto utilizzato anche nei processi di imbalsamazione). Se invece l’obiettivo era ottenere un colorito roseo, si ricorreva all’ocra rossa, un pigmento naturale derivato dall’ematite. Questo minerale ferroso era noto per il suo legame etimologico con il termine greco "sangue", un richiamo alla sua tonalità intensa. L’ocra veniva applicata in polvere sulle guance oppure miscelata con un legante grasso o resinoso per fungere da rossetto, conferendo alle labbra un aspetto vivace e colorato.
#Trattamenti a base di henné
Gli antichi non si limitavano alla cura del viso: capelli e unghie erano oggetto di trattamenti specifici, tra cui spiccava l’uso dell’henné. Questo colorante naturale, prodotto dalle foglie e dai rami essiccati e polverizzati della Lawsonia inermis, veniva applicato non solo per motivi estetici ma anche terapeutici. I capelli e le unghie ne beneficiavano sia in termini di colorazione che di salute, ma l’henné non si fermava qui: era largamente utilizzato anche per tingere tessuti e pelli animali.
La sua versatilità era straordinaria. A seconda della preparazione, forniva pigmenti diversi: il classico henné rossastro proveniva dai rami e dalle foglie, mentre ulteriori lavorazioni delle foglie davano origine a sfumature marroni o al celebre indigo henné, noto per il suo colore nero intenso.
Ma l’henné non aveva solo scopi decorativi. Grazie alle sue proprietà antimicotiche, antibatteriche e astringenti, veniva impiegato per purificare la pelle e curare disturbi come dermatiti e seborrea. Inoltre, il suo uso spesso assumeva significati religiosi e rituali, rendendo quest’arbusto spinoso una risorsa preziosa sotto molti aspetti.
#Profumieri d’Egitto
Gli antichi Egizi erano maestri nell’arte dei profumi, famosi in tutto il mondo antico per la qualità delle loro creazioni. Fin dalle origini della loro civiltà, sapevano estrarre le essenze di fiori straordinari come il loto, il giglio e le rose selvatiche, oltre che di una vasta gamma di piante aromatiche prodotte nelle oasi del Fayoum o nella leggendaria Terra di Punt, conosciuta come la "Terra degli Dei". Questa regione misteriosa, situata probabilmente tra il Sudan e il nord dell'Etiopia, era fonte preziosa di materie prime rare.
I mercanti fenici contribuivano inoltre a fornire agli egiziani resine come quella del terebinto, un piccolo albero dai fiori rossi noto per le sue proprietà medicamentose, in particolare contro i calcoli renali.
Tra tutti i profumi prodotti dagli egiziani, tuttavia, uno in particolare era simbolo di eleganza e benessere: il Kyphi. Questa miscela straordinaria era composta da oltre 60 ingredienti, tra cui ginepro, cedro, menta, pistacchio e cannella. Ma il Kyphi non si limitava a profumare: le sue proprietà benefiche erano decantate persino da Plutarco. Il filosofo romano lo descriveva come un balsamo capace di favorire il sonno, indurre sogni piacevoli, rilassare la mente e scacciare le preoccupazioni.
#Profumi d'Egitto
Oltre a tutto quello già anticipato in precedenza, la fama dei profumieri egiziani non è mai stata sottovalutata, che fin dall’epoca più antica utilizzavano tecniche di estrazione dell’essenza del loto, del giglio, delle rose selvatiche e di numerose piante odorose spesso provenienti dalle oasi, dal Fayoum e dalla mitica Terra di Punt, definita la Terra degli Dei. L’identificazione precisa di questo luogo, fra Sudan ed Etiopia del nord.
I mercanti fenici procuravano, poi, agli egizi la famosa essenza del terebinto, un piccolo albero dai fiori rossi la cui resina era anche ricercata soprattutto contro la calcolosi.
Tuttavia, uno dei profumi maggiormente in voga era il Kyphi, una mescolanza di 60 diverse essenze come ginepro, cedro, menta, pistacchio, cannella. Anche questo balsamo aveva proprietà medicamentose, come ricordava il famoso filosofo romano Plutarco: «Favorisce il sonno, aiuta a fare bei sogni rilassa, dà un senso di pace e spazza via le preoccupazioni».
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Credit: [ Hama.Blog] |
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